L’inserimento lavorativo di una persona con disabilità psichiatrica è un processo delicato e va seguito con la massima attenzione per evitare il fallimento del processo di integrazione.
Dove intervenire per ridurre il rischio di fallimento
Le prestazioni lavorative delle persone con disabilità psichiatrica possono essere inficiate da una serie di limitazioni che si manifestano in 4 principali aree:
- area interpersonale (competenze nella ricerca di lavoro, nella comunicazione con datore di lavoro e colleghi, interpretazione dei segnali sociali, risposta ai feedback e alle critiche, adattamento alla situazione lavorativa);
- area emotiva (gestione delle emozioni correlate alla situazione lavorativa e controllo dei sintomi);
- area cognitiva (apprendimento delle modalità di esecuzione del lavoro, capacità di concentrazione, rispetto dei tempi di esecuzione, corretta valutazione della propria prestazione lavorativa, corretta risoluzione dei problemi, definizione delle priorità e capacità di prendere l’iniziativa);
- area fisica (mantenimento della resistenza al lavoro).
L’inserimento lavorativo richiede una procedura precisa scandita da tre tappe principali:
- definizione dell’obiettivo lavorativo;
- facilitazione del contatto fra l’utente e l’ambiente;
- monitoraggio dell’esperienza;
L’esistenza di una relazione di alleanza con l’utente è il presupposto fondamentale per guidarlo lungo tutto il percorso di inserimento lavorativo. Questo implica una serie di valori di cui bisogna tenere conto:
- valutazione del funzionamento complessivo della persona e non solo della componente sintomatica o del numero di ospedalizzazioni: vanno evidenziate sia le limitazioni sia le potenzialità;
- favorire la scelta e la piena partecipazione dell’utente in tutte le fasi del processo di definizione dell’obiettivo;
- rispettare l’individualità dell’utente;
- supportare l’utente a stabilire l’obiettivo lavorativo che egli desidera raggiungere;
- dimostrare fiducia nel suo potenziale di crescita e nella sua capacità di raggiungere il successo e la soddisfazione nell’ambiente lavorativo.
Una volta effettuata una approfondita valutazione sull’utente e sulla sua storia personale e lavorativa, è bene raccogliere in modo sistematico informazioni sui possibili luoghi dove l’utente potrà andare a lavorare. Attraverso questo ausilio l’utente può acquisire maggiori informazioni per una scelta ragionata visto che la maggior parte delle scelte irrealistiche deriva dalla mancata conoscenza degli ambienti. La situazione ottimale sarebbe quella di poter offrire all’utente più opportunità fra cui scegliere anche se nella realtà molto spesso la cerchia delle opzioni è così ristretta che la scelta diventa obbligata.
Un passaggio importantissimo è ad ogni modo quello della visita aziendale: l’utente deve avere la possibilità di recarsi sul luogo di lavoro selezionato per rendersi conto direttamente di come è.
Nella migliore delle ipotesi, quando cioè ci sono più possibilità fra cui scegliere, sarebbe buona prassi far identificare all’utente stesso le caratteristiche degli ambienti lavorativi alternativi che per lui sono più desiderabili e meno impattanti. Questo servirebbe ad aumentare il suo senso di autoefficacia e la sua capacità di autodeterminazione. Molte di queste persone infatti hanno passato molti anni della loro vita a lasciare che fossero altri a scegliere per loro rinforzando così l’idea di non essere in grado di sapere cosa è meglio per loro stessi. Per molti di loro diventa una novità assoluta il fatto che qualcuno si interessi alla loro opinione, tanto che spesso la prima risposta che ci viene fornita è che per loro fa lo stesso. Il fulcro di questa attività è quello di esaminare le reazioni emotive suscitate negli utenti dalle caratteristiche dei posti di lavoro visitati per cercare di identificare ciò che essi richiedono ad un futuro ambiente di lavoro.
In sequenza, la terza attività fondamentale per aumentare le probabilità che l’inserimento lavorativo vada a buon fine riguardano la facilitazione del contatto fra l’utente e l’ambiente lavorativo. Se fino a prima si è operato nel predisporre positivamente l’utente disabile nei confronti della sua futura esperienza lavorativa, adesso è arrivato il momento di sviluppare una positiva predisposizione del contesto nell’accoglienza dell’utente. Per “contesto” si intende tutto il sistema composto da titolare, colleghi e referente dell’ambiente di lavoro. Le persone che entreranno in contatto con il lavoratore disabile vanno sensibilizzate: l’utente va presentato personalmente richiamando l’attenzione sulle sue caratteristiche positive che sono esattamente quelle su cui si farà leva per aiutarlo a compiere un buon lavoro.
Iniziare in un clima di fiducia aiuterà l’utente a sentirsi motivato e supportato a fare bene. Le persone che attornieranno l’utente andrebbero formate in merito all’atteggiamento più utile da tenere con lui affinché i limiti strutturali esistenti non diventino ostacoli insormontabili. In genere viene scelto un tutor aziendale che non riveste in alcun modo una figura terapeutica o riabilitativa, ma aiuta l’utente nella definizione delle aspettative e delle regole e lo supporta a livello pratico nei momenti di eventuale disorganizzazione o smarrimento. Il tutor dovrebbe anche avere il ruolo di facilitatore nella relazione con i colleghi di lavoro; sarà il tutor a effettuare periodici incontri con gli operatori sociali per fornire un feedback sull’andamento dell’inserimento lavorativo.
Ultimo aspetto utile per evitare il fallimento lavorativo riguarda il monitoraggio dell’esperienza: risulta infatti importantissimo valutare periodicamente l’andamento dell’utente per effettuare rapidamente aggiustamenti e cambiamenti utili al benessere di tutti. Durante questi incontri vengono valutati tutti gli aspetti del comportamento del lavoratore. Esiste una apposita scheda (VOC) validata dalla Provincia e dai servizi atta a raccogliere tutte le informazioni necessarie.
Nel prossimo articolo descriveremo il modello di rete dei servizi sociali, da noi adottati, per la gestione dell’inserimento lavorativo delle persone affette da disabilità psichiatrica.
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