Sama è un’eccellenza certificata. Siamo andati a Sedico per capirne di più.
Un’opportunità per i lavoratori svantaggiati diventata una risorsa per la aziende. È il Progetto Sama per il lavoro “protetto”, ideato da Cooperativa La Via, oggi preso a modello un pò ovunque. Forse perché Sama è riuscito a trasformare gli obblighi imposti dalla legge 68/99 in una risorsa per le persone, le comunità, le famiglie e le aziende. Andrea, direttore dello stabilimento Sama di Sedico, ci racconta come funziona il progetto e come è diventato un’eccellenza.
Andrea, innanzitutto, una breve presentazione.
Brevissima: nel 2011, al termine del master in gestione ambientale strategica, ho iniziato la carriera lavorativa in uno studio di ingegneria in provincia di Belluno. Qui ho conosciuto il Presidente della Cooperativa La Via e le sue idee innovative. Quando mi ha proposto di seguire la realizzazione dello stabilimento Sama, e di aiutarlo a creare uno staff per sviluppare il progetto Sama, non ho avuto nessuna esitazione a raccogliere questa nuova sfida.
Sama…
Progetto Sama nasce nel 2015 per favorire l’incontro tra lavoratori svantaggiati ed esigenze produttive del territorio. Oggi, Sama è lo stabilimento che garantisce lavoro al più alto numero di persone svantaggiate in provincia.
Numeri.
Attualmente lavorano 70 persone svantaggiate; nel 2008 erano 20. Nel solo settore eyewear, ogni anno confezioniamo 800 mila panni per la pulizia delle lenti; 250 mila occhiali; 1 milione e 300 mila astucci e 90 mila ricambi. In un altro settore, l’elettronica, confezioniamo oltre 300 mila accessori per la refrigerazione e il condizionamento industriale e assembliamo oltre 2 milioni di kit per macchine del caffè, lavastoviglie, lavatrici e altri elettrodomestici.
Cosa s’intende con persone svantaggiate?
Tutti coloro che, a causa di invalidità di vario genere (fisica, psichica, sensoriale), di dipendenza da sostanze o da alcolici, piuttosto che in condizioni di disagio personale o sociale, hanno difficoltà a inserirsi nei normali canali lavorativi, pur mantenendo residue e certificate abilità occupazionali. In Sama diamo loro l’opportunità di ricominciare e riconquistare la propria indipendenza economica, in un ambiente “protetto” e altamente strutturato. In Sama non esiste nessun preconcetto. L’esperienza ci ha dato ragione.
Ovvero? Che cosa rende unico il progetto Sama?
L’organizzazione del nostro processo industriale è frutto di anni di elevato impegno. Tutto nasce dall’articolo 14 del decreto legislativo 276/03, che permette alle imprese di assolvere in parte agli obblighi della legge 68/99, “esternalizzandoli”, cioè affidandoli a una cooperativa di tipo B, che si impegna ad assumere disabili. Inizialmente, ogni azienda aveva un suo progetto di inclusione. Sama ha rivoluzionato il settore, mettendo a disposizione uno stabilimento unico, a Sedico, in grado di moltiplicare le opportunità, garantendo contemporaneamente alle aziende qualità del lavoro e tempistiche certe. Fu una svolta.
Come è stato possibile?
Con una formazione ad hoc, e strategie su misura. Ogni persona che lavora in Sama viene formata a svolgere più mansioni diverse. Questo permette di compensare senza problemi picchi di lavoro, trasferendo competenze da un settore all’altro, ottimizzando la produzione e garantendo alle aziende tempistiche certe e qualità. Ma non solo. L’apprendimento di più competenze garantisce alle persone continuità nel lavoro e riparo dalla routine. Inoltre permette di liberare un posto di lavoro, quando serve, consentendoci assunzioni rapide. Opportunità che può rilevarsi decisiva.
Ci sono e quali sono, secondo te, le differenze con le altre realtà aziendali?
In Sama ci sono persone. La differenza sta proprio nella disponibilità a investire nelle persone. In Sama l’impegno è quello di organizzare il lavoro sulla base delle persone e non viceversa.
Scusa, non capisco…
Reparto di confezionamento panni. 150 per ogni scatola. Una persona ci confessa che non riesce a contare. Studiamo e realizziamo una griglia con 10 piccoli vani. Completato l’inserimento dei panni, la griglia viene sfilata e il confezionamento risulta perfetto. Qui il lavoro è organizzato sulle persone, affinché ogni persona possa dare il meglio di sé. Per questo organizziamo anche stage in azienda, affinché ciascuno possa comprendere l’importanza del proprio lavoro nella catena produttiva. Una piccola innovazione che ha generato importanti benefici.
Non credo che sia semplice gestire tutto questo.
No, non lo è. Da un lato dobbiamo “importare” dalle aziende attività semplici e/o cercare di scomporre attività complesse in più fasi a minore complessità. Dall’altro dobbiamo creare, assieme ai servizi sociali, progetti formativi individuali di inserimento lavorativo, per valorizzare le caratteristiche sia fisico-funzionali che cognitivo-emotive utili a svolgere una determinata mansione. La sfida è creare un sistema di mediazione verso il lavoro che proponga ai propri dipendenti nuove mansioni, seguendo le esigenze produttive espresse dalle imprese. Il lavoro in SAMA non è un punto di arrivo, ma la realizzazione di un percorso ri-socializzante verso nuovi lavori.
Qual è il futuro di Sama?
Crescere. Proporre ed esportare il progetto Sama in altre zone geografiche o creare nuovi canali di sviluppo. Su questo secondo punto stiamo già lavorando, ma per ora è top secret… Il progetto Sama vuole e deve offrire un esempio di cambiamento, per tutti. Quello che vorrei che si ricordasse è che Sama è un terzista a tutti gli effetti, ben oltre l’articolo 14. Noi qui generiamo lavoro qualificato e prodotti di qualità. Siamo certificati Iso 14001, Iso 9001 e Iso 18000. Ci impegniamo a migliorare costantemente le nostre performance. Con Sama siamo riusciti a trasformare un mero obbligo, l’articolo 14, in una risorsa strategica per le aziende e le comunità del territorio.
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